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Qualche lezione che noi stessi dovremmo insegnarci

Non si impara una lezione leggendo un elenco. S’impara vivendo e sperimentando. Di seguito alcuni spunti che, per affrontare noi stessi, gli altri e tutto ciò che ci circonda dovremo considerare, prima o poi.

Foto di PanJoyCZ

Essere curiosi

Tipica nei più piccoli, un po’ meno nei grandi: la curiosità. Più si cresce, più s’impara, più le cose si complicano e, in un certo senso, scoraggiano la nostra curiosità fino a renderci rassegnati. Già, perché essere curiosi da bambini, quando ancora si è inconsapevoli, è facile. Ma la consapevolezza che gradualmente acquistiamo, il sempre più violento crash test con la realtà che dobbiamo affrontare crescendo, ci fa scordare un’importante lezione appresa da bambini e ci spinge a credere di non poter cambiare il corso delle cose, quindi a che serve essere curiosi? Di certo richiede coraggio e di positività.

Osservare.

Dobbiamo osservare per essere curiosi. Osservare è fondamentale per capire, cogliere, farsi un’idea. Osservare significa prendere atto, guardare senza giudicare, avere la capacità di mettere se stessi da parte e comportarsi da spettatori disinteressati, umili, senza pretese, con l’unico scopo di comprendere.

Comprendere funzione e meccanismi delle cose. 

Di qualunque cosa si parli, tutto ha un ruolo, una funzione, dei meccanismi che la regolano, dunque un motivo d’esistere. Di questo dovremmo prenderne atto. Sta a noi comprendere funzione e meccanismi delle cose: il primo passo per affrontarle e risolvere. Un’altra importante lezione che dovremmo insegnarci.

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Foto di Tumisu

Porsi le giuste domande.

Per comprendere non basta osservare, è fondamentale porsi le domande giuste. Vale per ogni cosa si voglia analizzare e comprendere, che riguardi noi stessi, gli altri o la realtà circostante, a ogni livello. Tutti dobbiamo porci delle domande per capire e per risponderci, prima di agire. Le risposte giuste non sempre sono quelle che vorremmo, ma trovarle è ciò che ci serve, e richiede di essere onesti con sé stessi.

Cercare le soluzioni, non i problemi.

Gli unici problemi che val la pena considerare sono quelli che dobbiamo affrontare, o che dovremo affrontare in futuro. Quelli con cui ci scontriamo strada facendo, che incontriamo sul nostro cammino. É inutile considerare problemi ipotetici, teorici, solo perché siamo mentalmente predisposti a farlo, o se preferite, per usare le parole di Danny DeVito in The Big Kahuna, è utile quanto masticare una gomma per risolvere un’equazione matematica. Insomma i problemi vanno considerati quando sono concreti, nell’ottica di risolverli in funzione ai traguardi che ci siamo posti, non in base al pessimismo cronico che ci porta a caccia di tutti i problemi del mondo per dimostrare a noi stessi che star lì a lamentarci è l’unica “soluzione” possibile.

Non pensare agli obiettivi, ma a come raggiungerli passo passo.

Di fronte a un obbiettivo dobbiamo avere in testa, e mettere in pratica, un percorso per raggiungerlo. Non serve proiettarsi chissà dove, ma procedere step by step. Per mettere la palla all’incrocio dei pali un calciatore sa dove si trova rispetto alla porta e come colpire il pallone per mandarlo esattamente in quel posto, non fissa l’incrocio mentre calcia il pallone!

Agire con visione. 

Oggi più che mai, e più che mai difficile. Avere visione significa immaginare ciò che potrebbe succedere mettendo insieme gli elementi che il presente ci offre. Immaginare dove ciò che stiamo vedendo potrebbe condurre. 

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Foto di Ryan McGuire

Dettare i nostri tempi.

Dobbiamo dettare i tempi alla nostra vita, non farci sopraffare dai tempi, talvolta assurdi, che dall’esterno tentano di imporci. I ritmi intorno a noi sono il risultato dei tempi che ognuno si concede. Se tutti pensiamo di dover correre, il mondo intorno a noi non potrà che correre. Con una buona dose di presunzione rispettiamo i nostri tempi, a costo di rallentare il mondo. 

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