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Questa è la volta dei Musei

Può essere interessante ritornare brevemente sui pensieri che ci affliggevano durante la quarantena, chiusi in casa, per fare il punto sull’oggi e porci domande sul domani. Questa è la volta dei Musei.

8 aprile 2020

Il problema dell’allestimento non sussiste più.
Ora le mostre sono puro contenuto. Adesso i musei devono finalmente adempiere alla loro vocazione primaria: esporre per dare cultura, educare e intrattenere.

O meglio per intrattenere offrendo cultura e, di conseguenza, educare.
La missione dei musei è una questione aperta che si pongono un po’ tutti gli attori in campo per i beni culturali.

I musei, con la loro antica istituzione, non hanno sempre saputo rinnovarsi; anche quelli che hanno tentato nuovo approccio verso il mondo non sono riusciti del tutto a imporre una linea condivisa per il nuovo modo di essere museo.

La tecnologia, la multimedialità, l’informatica sono entrati a gamba tesa nella quotidianità delle persone; come mai gli istituti di cultura non se ne sono naturalmente appropriati?

Le produzioni artistiche e culturali hanno mutato i loro media, si sono intrufolati nei nuovi canali di comunicazione. Invece contesti come la scuola, i musei, il teatro, le gallerie – addetti alla comunicazione e divulgazione delle opere – sembrano essere ancora fermi a guardare questo veemente progresso, in attesa che si secolarizzi e diventi alla loro abituale portata.

Ma ora, in questi giorni, forse mesi, il problema non sussiste più.
Le persone non possono più frequentare fisicamente i luoghi pubblici.

Il museo è stato gettato di forza in mezzo a un oceano, strappato dal porto sicuro dei suoi spazi e dei suoi schemi consunti.
I percorsi che possono offrire e le cose che possono dire devono raggiungere le case e i dispositivi di ognuno. I musei devono per forza di cose entrare nell’ottica del web e capire – e seguire – le sue leggi.

Gli hashtag sono #iorestoacasa #apertiaportechiuse #laculturanonsiferma. Basteranno?

Improvvisamente si offrono percorsi, dirette, interviste, giri virtuali in streaming e le persone da casa le apprezzano e comprendono più che dal vivo.
Questo perché ora c’è la voglia prorompente di comunicare, di trasmettere e di trasmettersi. È bello sentire la gente confrontarsi sull’arte, sulla musica, sulla filosofia, sui documentari di storia, geografia, scienze.

Dal sito web degli Uffizi

 “Da sempre ritengo che il Museo Egizio debba essere un patrimonio condiviso e appartenente a tutti”, ha commentato Christian Greco studioso e guida del museo, protagonista del progetto Le passeggiate del Direttore realizzato durante il lockdown.
“In questo momento, in cui siamo chiusi al pubblico e costretti a rimanere nelle nostre case, è per noi doveroso renderci comunque accessibili e metterci a disposizione della comunità. Questo è lo spirito e l’obiettivo di questa operazione: un regalo, a chiunque ne abbia voglia, per conoscere insieme a me la nostra collezione, capire la storia dei reperti che qui sono arrivati e che da quasi 200 anni il Museo conserva”.

Ora c’è un grande fermento tra chi deve e può stare a casa, evitando il contagio, per la scoperta del web in tutti i suoi utilizzi più profondi. Può darsi acquisiremo una dimestichezza con questi mezzi, che non avevamo mai avuto tempo di assimilare per la loro evoluzione repentina; che ci siamo rifiutati di applicare nella nostra vita se non per le cose più materialiste e superficiali.

Stiamo capendo, forse, che la cultura si può indossare anche senza uscire di casa?
La bellezza interiore la si riscopre stando all’interno?

ottobre 2020
Questi erano gli ultimi quesiti a quarantena inoltrata.

I musei sono stati i primi istituti a riaprire nella famigerata fase due di maggio.
È stata una decisione da più parti criticata, soprattutto perché considerata fuori luogo. La cultura non ha mai primeggiato nei pensieri del governo, perché mai danno questo segnale dal sapore d’ipocrisia?, si sono domandati in molti.

La riapertura dei musei, nell’incertezza della ripartenza di maggio, sapeva quindi di avanguardia militare: i musei come fanti in prima linea votati a morte certa.

Anche perché essi sono spesso gestiti da società esterne addette alla sorveglianza, all’apertura e chiusura degli edifici; molti di questi hanno stanze enormi e costi di gestione che l’utenza bassa dei visitatori già normalmente non giustificherebbe economicamente la loro apertura.
Per i musei più piccoli sono fatali gli ingressi limitati nei loro spazi stretti; sono stati applicati algoritmi anti-coda agli Uffizi. Le persone, durante una visita di studio o di piacere, devono mantenere distanze; indossare bene le mascherine e magari non soffermarsi troppo nelle stanze, chiedendosi se ne sia valsa la pena poi pagare il biglietto. Forse per i visitatori non è del tutto un male stare larghi, senza calca attorno; da contraltare ci sono state attese lunghe all’ingresso sotto il sole o la pioggia e, a volte, rinunce a certe mostre per via dei numeri chiusi.

Claudia Casali direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (MIC), a fine maggio ha detto alla rivista Finestre sull’Arte:“La cultura in generale ha reagito bene alla chiusura proponendo molti contenuti di fruizione. Ma sarà un cammino lento e difficile per noi operatori museali, poiché dovremo riabituare il visitatore a cercare e a trovare l’empatia della bellezza, il dialogo con le opere, la visita al nostro grande patrimonio”.

chiara ferragni musei
feed Instragram di Chiara Ferragni

Lo scorso anno i numeri statistici sull’affluenza ai musei italiani emanati dal MiBACT erano molto alti, si sono contati 55 milioni di visitatori.

Probabilmente la promozione fatta da Chiara Ferragni sarà servita quest’estate a invogliare le persone a visitare i nostri musei ma, ora che è cominciato l’autunno, il flusso dell’utenza è destinato ad abbassarsi.
In più i turisti saranno rari, se non nulli, data la situazione globale e le nuove disposizioni decretate per contenere la seconda ondata di contagi. Disposizioni per cui anche le classi delle scuole, che di solito popolano i musei durante l’anno scolastico, non potranno più fare gite e uscite.

Quest’anno, per vedere il bicchiere mezzo pieno, le statistiche conteranno anche le visualizzazioni online?

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